Canapa legale
La canapa legale è una varietà di canapa con livelli molto bassi di THC, il componente psicoattivo della pianta.
Questo significa che la canapa legale non produce gli effetti psicotropi associati alla marijuana, rendendola legale in molte giurisdizioni.
Tuttavia, il quadro normativo per la coltivazione della canapa in Italia è complesso e presenta alcune ambiguità.
Ecco alcuni punti chiave riguardanti la canapa legale:
Regime normativo: In Italia, la canapa è sottoposta a un duplice regime normativo. Da un lato, è considerata pianta agricola e industriale, regolata dalla legge 242 del 2 dicembre 2016. Questa legge promuove la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa. Dall’altro lato, qualsiasi varietà di canapa, indipendentemente dal suo tenore di THC, è classificata come pianta da droga dal Testo Unico Stupefacenti. Questa doppia lettura ha creato ambiguità tra gli usi leciti e quelli illeciti della pianta.
Ambiguità sull’utilizzo delle parti della pianta: Il problema centrale è che né la normativa italiana né quella europea citano espressamente le infiorescenze tra le parti utilizzabili, pur non proibendole esplicitamente. Questo ha portato a interpretazioni contraddittorie all’interno della Magistratura e dei Ministeri. Federcanapa si batte per eliminare queste ambiguità e consentire l’impiego di tutte le parti della pianta di canapa industriale per gli usi previsti dalla legge.
Convenzione Unica Stupefacenti: Il problema risale alla Convenzione Unica Stupefacenti, varata dall’ONU nel 1961 e tuttora in vigore. Questa convenzione ha influenzato la legislazione italiana sulla canapa. Modifiche minime alle leggi potrebbero risolvere queste ambiguità.
In sintesi, la canapa legale offre vantaggi senza gli effetti psicotropi della marijuana, ma la sua normativa richiede attenzione e chiarezza per garantire un uso corretto e legale. 🌿
Altri dettagli sulla canapa legale
Con canapa legale si intende la varietà sativa, quella che nella legge n.242 del 2 dicembre 2016 permette la libera coltivazione di canapa con contenuti di THC inferiori allo 0,2%.
I maggiori impieghi della canapa legale in Italia sono a base di alimenti (nella produzione di semi, olio, farina, biscotti, condimenti) tessuti, carte, cosmetici, materiali edili, sportivi, accessori di moda ma anche aromaterapici come l’impiego dell’olio essenziale.
Gli usi della Canapa in Italia risalgono a tempi molto antichi.
Recenti ritrovamenti sul lago di Albano, nei pressi di Roma, hanno dimostrato che la canapa fosse presente allo stato selvatico in Europa già intorno all’11.000 secolo a.C.
Nella prima metà del ‘900 l’economia italiana della tradizione contadina procedeva di pari passo con la produzione di prodotti alla canapa totalmente ecologici di alto livello qualitativo.
La mentalità del riciclo si attuava nel quotidiano lavorando ogni singola parte della pianta in modo intelligente e innovativo.
Nonostante i cambiamenti socio-culturali avvenuti nel tempo, la cultura della canapa si è radicata nella nostra identità sociale e storica.
Intere generazioni sono cresciute al fianco di questa preziosa risorsa conferendole rispetto e valore.
Nel corso del tempo si sono verificate diverse incomprensioni riguardo la differenza tra canapa e marijuana.
La marijuana scientificamente viene definita come la sostanza psicoattiva derivante dalle infiorescenze della pianta femminile della canapa.
La cannabis è riconosciuta come Cannabis sativa L. della quale si distinguono tre varietà: la cannabis sativa (utile), cannabis indica (indiana) e cannabis ruderalis (russa o americana) tutte con dimensioni, origini, concentrazioni, percentuali e principi attivi differenti.
Il termine marijuana etimologicamente non ha alcun significato.
Veniva così definita dai messicani – la specie indica – per il suo effetto stupefacente ad uso ricreativo.
Nel corso della storia sono stati inventati diversi termini per identificare la marijuana sempre in riferimento alle infiorescenze essiccate per essere successivamente fumate, benché la canapa abbia una storia molto più prestigiosa e vi siano innumerevoli veicoli per beneficiare di tutte le sue qualità.
Indubbiamente la sua ‘fama di stupefacente’ ha indebolito la grande storia della canapa, tra le piante più complete e utili che la natura ha da offrire.
Ad oggi importanti ricerche scientifiche hanno permesso a questa pianta di riacquistare valore e interesse.
Canapa tessuto
La fibra della canapa è una fibra tessile ottenuta dal floema dei fusti delle piante di Cannabis sativa.
Prima dell’avvento del proibizionismo della cannabis essa era diffusa nel mondo come materia prima per la produzione di carta, essendo una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata.
Le sue fibre inoltre hanno costituito per migliaia di anni importanti grezzi per la produzione di tessili e corde.
Oggi sono coltivabili legalmente per usi tessili varietà selezionate di cannabis libere da principi psicoattivi.
La canapa per usi tessili ha un’antica tradizione in Italia, dov’era usata per realizzare corde e tessuti resistenti.
Legata all’espandersi delle Repubbliche marinare, che l’utilizzavano grandemente per corde e vele delle proprie flotte di guerra.
La tradizione di utilizzarla per telerie ad uso domestico è molto antica; le tovaglie di canapa in Romagna decorate con stampi di rame nei due classici colori ruggine e verde sono oggetti di artigianato che continuano ad essere prodotti ancora oggi.
Si calcola che nella sola Emilia-Romagna, nel 1910 vi erano 45.000 ettari di terreno coltivati a canapa, soprattutto nel Ferrarese, mentre il dato complessivo di tutta Italia portava la superficie a 80.000 ettari.
Altro importante centro di produzione della canapa nel corso dei secoli è stato Carmagnola, in Piemonte.
Fino all’affermarsi delle tecnofibre la canapa era indispensabile per la marina, per le vele e soprattutto le gomene.
Carmagnola diventò il centro non solo di coltivazione, ma anche delle fasi di lavorazione e commercio per l’esportazione verso la Liguria e il sud della Francia, in particolare Marsiglia.
Durante il ventennio fascista, la produzione di canapa fu fondamentale per la politica autarchica di allora; nel 1940 l’Italia risultava essere il secondo paese per la quantità di canapa prodotta dopo la Russia, e la prima per la qualità.
Il più importante centro di produzione della canapa del Sud Italia è stata la città di Frattamaggiore, che già a partire dal IX secolo coltivava canapa per produrre funi.
Il picco di vendite si ebbe però dopo l’Unità d’Italia quando fu liberalizzato il commercio e l’industria di Frattamaggiore esportò i suoi prodotti in varie nazioni europee come Francia, Spagna e Germania, e in America del Sud.
Inoltre la leggenda narra che proprio a Frattamaggiore furono fabbricate le cime in canapa per le tre caravelle di Cristoforo Colombo.
Anche l’industria di trasformazione del tiglio di canapa in filato e poi in tessuto ha un’antica origine. Già nel 1876 il Linificio e Canipificio Nazionale era una società quotata in borsa, una delle più antiche e longeve.
La coltivazione andò in crisi per la concorrenza della juta, negli usi meno nobili soprattutto produzione di sacchi, e successivamente del cotone e delle fibre sintetiche.
Nel 1975 quando fu inasprito il divieto della coltivazione della canapa indiana Cannabis indica e nello stesso tempo messe in atto severe normative per la canapa tessile, il settore fu del tutto abbandonato.
Una difficoltà alla coltivazione, con il restringimento della normativa contro gli stupefacenti, è data dalla somiglianza morfologica delle due specie di cannabis, nonostante la profonda diversità di contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), il principio con effetti stupefacenti.
Il quadro normativo è cambiato con l’accresciuta sensibilità per le produzioni agricole non alimentari, i migliorati processi produttivi e soprattutto per l’adozione di norme dell’Unione Europea.
Quest’ultima con regolamento CEE n 1164 del 1989 prevedeva l’erogazione di un contributo comunitario pari a lire 1.300.000 per ettaro.
In contrasto, però, proprio negli stessi anni veniva emanato in Italia il DPR 9 ottobre 1990 n. 309 recante il “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti” che menzionava il divieto di coltivazione della cannabis indica e nulla diceva a proposito della cannabis sativa.
L’interpretazione quindi era stata quella dell’estensione del divieto.
I successivi regolamenti CE n. 1672/2000 e 1673/2000 ribadivano le sovvenzioni comunitarie e le autorità italiane si dovettero adeguare alle regole europee.
Da qui i primi tentativi di reintroduzione della coltura: 290 ettari nel 2002, 857 ettari nel 2003, 1.000 ettari nel 2004 con presenza in Emilia-Romagna, Piemonte e Toscana.
Farina di canapa
La farina di canapa è un alimento ricavato dalla macinatura dei semi di canapa e sta guadagnando popolarità in Italia grazie al suo ottimo apporto nutrizionale.
Vediamo nel dettaglio le proprietà della farina di canapa e dove puoi acquistarla in sicurezza:
Valore Nutrizionale: La farina di canapa è ricca di elementi fondamentali per la salute dell’organismo. Contiene fibre, magnesio, potassio, ferro e zinco. Inoltre, è una fonte elevata di vitamina E, un potente antiossidante che combatte l’invecchiamento precoce delle cellule e rafforza le difese immunitarie.
Perdita di Peso: La farina di canapa ha oltre il 20% di calorie in meno rispetto alle farine tradizionali. È anche ricca di proteine, rendendola adatta anche per chi pratica sport o attività fisica intensa.
Acidi Grassi Essenziali: Contiene acidi grassi omega-3 e omega-6, importanti per la salute cardiovascolare.
Benefici per la Menopausa: L’alta percentuale di acido gamma-linolenico sembra avere effetti benefici sulla sindrome pre-mestruale e sulla menopausa.
Utilizzo in Cucina: La farina di canapa conferisce un leggero sapore di nocciola ed è adatta per la pasticceria, infarinature, impasti di pane, pizza e fritture.
I valori medi per 100 g di farina di canapa sono:
Calorie: 350
Proteine: 28%
Grassi: 9%
Carboidrati: 50%
La farina di canapa è disponibile nei supermercati, nei negozi di prodotti naturali e online. Assicurati di leggere l’etichetta per evitare sorprese. 🌿🍞
Come utilizzare la farina di canapa in cucina
La farina di canapa è un ingrediente versatile che può arricchire la tua cucina con il suo sapore leggermente nocciolato.
Ecco alcune idee su come utilizzarla:
Prodotti da forno: La farina di canapa può essere impiegata per preparare pane, panini, waffle, pancake, torte, biscotti e muffin. Aggiunge un tocco di sapore e nutrizione alle tue creazioni da forno .
Infarinature: Mescolala con altre farine (come quella di grano) per infarinare alimenti prima di cuocerli. È perfetta per creare una crosta leggera e gustosa su carni, pesce o verdure.
Impasti: Aggiungi la farina di canapa agli impasti di pane, pizza o pasta. Contribuirà a rendere i tuoi piatti più nutrienti e con un tocco di originalità.
Bevande e frullati: Puoi incorporare la farina di canapa nei frullati proteici o nelle bevande energetiche. È un modo per arricchire il tuo apporto proteico e vitaminico .
Zuppe e creme: Utilizzala come addensante per zuppe, minestre o budini. Aggiungerà una nota di sapore e renderà le tue preparazioni più nutrienti.
Integrazione proteica: Mescolala negli estratti, smoothie o frullati per aumentare l’apporto proteico. È una scelta ideale per chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Ricorda che la farina di canapa è ricca di proteine, fibre, vitamine e minerali.
Sperimenta con quest’ingrediente e scopri nuovi modi per arricchire i tuoi piatti! 🌿🍞
Canapa indiana
La canapa indiana, nota anche come Cannabis sativa var. indica, è una pianta medicinale originaria dell’Asia e dell’Africa. Questa varietà di canapa è ricca di sostanze attive chiamate cannabinoidi. Vediamo alcune informazioni importanti:
Generalità:
- La canapa indiana è una pianta erbacea annuale o bienne.
- Le parti utilizzate sono le sommità fiorite delle piante femminili, raccolte in febbraio.
- La droga derivata dalla canapa indiana è costituita da frammenti di rami, foglie, bratteole e fiori femminili.
- La droga ha un odore speciale, spiacevole e narcotico.
Tipi di droga derivati dalla canapa indiana:
- Ganja: Sommità fiorite delle piante femminili a fiori fecondati, inglobate dalla resina. Può essere piatta o arrotondata, di colore verde/grigiastro o verde cupo.
- Bang: Foglie secche, acheni, peduncoli e sommità fiorite femminili, raccolti allo stato verde. La qualità è inferiore rispetto alla ganja.
Proprietà farmacologiche:
- La canapa indiana contiene cannabinoidi, tra cui il CBD (cannabidiolo) e il THC (tetraidrocannabinolo).
- Questi cannabinoidi possono avere effetti sul sistema nervoso centrale e sul sistema immunitario.
- La canapa indiana è stata studiata per il suo potenziale uso terapeutico, ma è importante consultare un professionista medico prima di utilizzarla.
In sintesi, la canapa indiana è una varietà di cannabis con proprietà farmacologiche, ma è necessario essere consapevoli dei suoi effetti e consultare un esperto per un uso corretto. 🌿
Differenza tra canapa indiana e canapa legale
La canapa indiana, anche nota come Cannabis sativa indica, e la canapa legale presentano alcune divergenze significative. Vediamo quali sono:
Morfologia:
- La foglia di canapa indica è più grossa e spessa rispetto alla canapa sativa, che ha foglie più sottili e fini.
- La canapa indica è un cespuglio fortemente ramificato, mentre la canapa sativa può crescere fino a 5 metri di altezza ed è poco ramificata.
Contenuto di cannabinoidi:
- La canapa indiana contiene una percentuale maggiore di CBD (cannabidiolo).
- La canapa sativa ha una percentuale maggiore di THC (tetraidrocannabinolo).
Effetti:
- La canapa indica è associata a doti calmanti, ed è adatta per il consumo serale.
- La canapa sativa, con le sue doti energizzanti, è più adatta per il consumo di giorno.
Inoltre, è importante notare che la canapa legale è quella che rispetta i limiti di principio attivo stabiliti dalla legge, con THC inferiore allo 0,6%. La coltivazione della canapa legale è consentita a fini industriali e commerciali, purché si mantenga entro questi limiti. 🌿
Come viene utilizzata tradizionalmente la canapa indiana?
La canapa indiana, conosciuta anche come Cannabis sativa var. indica, ha una storia di utilizzo che abbraccia diverse applicazioni. Ecco alcuni dei suoi impieghi tradizionali:
Fibre tessili:
- In passato, la canapa indiana era principalmente coltivata per le sue fibre resistenti e versatili.
- Queste fibre venivano utilizzate per produrre tessuti, cordami e carta.
- La canapa indiana era apprezzata per la sua durata e la capacità di resistere agli agenti atmosferici.
Proprietà medicinali e terapeutiche:
- Negli ultimi decenni, la canapa indiana ha guadagnato attenzione per le sue proprietà medicinali e terapeutiche.
- Il cannabidiolo (CBD), uno dei principali composti presenti nella canapa indiana, è stato oggetto di numerose ricerche.
- Il CBD è associato al sollievo dal dolore, alla riduzione di ansia o infiammazioni e persino al trattamento dell’epilessia resistente ai farmaci.
Regolamentazione e percezione sociale:
- La regolamentazione e la percezione sociale del CBD e di altri composti della canapa indiana variano notevolmente da paese a paese e da stato a stato.
- Molti luoghi hanno adottato leggi più flessibili per consentire l’uso medico e persino ricreativo, mentre altri ne vietano ancora l’uso o lo regolamentano strettamente.
In sintesi, la canapa indiana ha avuto un ruolo importante nella produzione di fibre tessili e sta emergendo come una fonte di potenziali benefici per la salute. 🌿
SEMI DI CANAPA
I semi di canapa sono alimenti vegetali tipici orientali (ad es. dell’India) e della Russia.
Da sempre considerati un prodotto “povero”, i semi di canapa sono stati recentemente rivalutati, soprattutto nell’alimentazione vegana, al punto che oggi, in virtù delle loro proprietà nutrizionali, sono considerati alla stregua di un vero e proprio integratore alimentare.
I semi di canapa possono essere consumati: integrali o decorticati, crudi o cotti, interi o sfarinati, come olio o sotto forma di altri prodotti elaborati.
La classificazione botanica della canapa è stata per lungo tempo oggetto di controversie.
Un tempo si riteneva che ne esistessero numerose Specie, oggi invece si tendono a considerare le variazioni morfologiche come segni tipici delle Sottospecie o delle varietà.
I semi di canapa possono essere impiegati come fossero un alimento intermedio tra la categoria della frutta secca (acheni) e quella dei cereali.
Come frumento, orzo, avena ecc., i semi di canapa si possono consumare da soli (decorticati o integrali) ed il loro utilizzo è previsto in diverse ricette (soprattutto “etniche”) appartenenti a: primi piatti, insalate, piatti unici ecc.
Dai semi di canapa, per mezzo della “spremitura” a freddo, si ricava un olio vegetale dal gusto che ricorda vagamente quello di nocciola; questo olio, particolarmente soggetto ad irrancidimento, dev’essere conservato in frigorifero.
Ciò che avanza dall’estrazione costituisce un buon substrato per la produzione di sfarinati o mangimi.
Proprietà nutrizionali dei semi di canapa
Nell’alimentazione occidentale, i semi di canapa rappresentano un prodotto definito come “obsoleto”; ciò non è tanto imputabile al gusto (di certo singolare), quanto alla natura del cibo in essere.
Tuttavia, i semi di canapa sono un alimento particolarmente ricco di nutrienti utili all’organismo e possono rendersi molto utili soprattutto nel contesto di vari tipi di regime alimentare.
Il contenuto nutrizionale dei semi di canapa è simile a quello degli acheni.
L’apporto calorico è conferito soprattutto dai lipidi, ma anche la frazione proteica pare abbastanza rilevante; i carboidrati sono essenzialmente di tipo complesso.
Gli acidi grassi (circa 35% del peso), contenuti nei semi di canapa, sono prevalentemente polinsaturi (2/3 del totale); inoltre, la quota di lipidi “essenziali” (ω3 e ω6) e vitamina E risulta a dir poco notevole.
Oltre al consumo di semi di canapa interi, anche la scelta del relativo olio (da consumare a crudo nei condimenti) potrebbe contribuire ad aumentare l’apporto giornaliero di questi nutrienti.
Grazie alla presenza di ω-3 e ω-6, i semi di canapa e l’olio dei semi di canapa potrebbero rivelarsi utili nella strutturazione delle diete contro il colesterolo alto, contro l’ipertrigliceridemia, contro l’ipertensione e contro l’infiammazione sistemica responsabile dell’aterosclerosi.
In merito alle proteine, differentemente alla maggior parte dei vegetali, oltre ad essere abbondanti (≥20% del peso) possiedono un buon valore biologico.
Questo aspetto è particolarmente importante poiché una delle caratteristiche più controverse del regime alimentare vegano è proprio la carenza (o il rapporto inadeguato) di amminoacidi essenziali.
Le fibre contenute nei semi di canapa sono abbondanti e lo sono ancor di più nei semi non decorticati, quindi integrali.
Questa componente nutrizionale è molto utile per il corretto funzionamento dell’intestino, per la regolazione dell’assorbimento e per la prevenzione dei tumori del colon.
I semi di canapa contengono anche un buon profilo vitaminico, sebbene non si conoscano informazioni dettagliate sulle quantità precise.